lunedì 19 ottobre 2015

Gite sì, o gite no?


In questi giorni si è fatto un gran parlare a proposito dei viaggi d’istruzione, al fatto se siano obbligatori oppure meno; o se, semplicemente, valga la pena, per degli insegnanti già sottopagati, di spendere tempo ed energie nella loro organizzazione.
gite scolastiche
Certo perché, a dirla tutta, per i docenti le gite sono soltanto una scocciatura:
-         ore lavorative a titolo gratuito, oltre il normale orario scolastico della giornata, senza possibilità di poterle recuperare durante l’anno scolastico;
-         il tempo impiegato nell’organizzazione del viaggio, dal chiamare la compagnia dei trasporti del caso, all’assicurarsi che il viaggio sia adatto anche agli alunni portatori di handicap – parte non affatto semplice come potrebbe sembrare- ;
-         la compilazione e il controllo accurato delle autorizzazioni dei genitori per il viaggio;
-         la tremenda raccolta dei soldi, per i quali, in caso di malaugurato furto, non si ha nessun tipo di risarcimento; tradotto: l’insegnante ci rimette i soldi di tasca propria.
-         Dulcis in fundo… la responsabilità.

Non parliamo di una piccola responsabilità, né di una grande responsabilità. Io parlo di una responsabilità IMMENSA!
Controllare bambini o ragazzini del caso in un ambiente esterno alla scuola, dove cadute, macchine, allergie, punture di insetti, malattie, malori e dispersi sono sempre in agguato. Il tutto sotto la povera responsabilità di un docente che si fa carico di tutto questo stress psicologico senza una retribuzione in cambio.
Ma allora, diciamocelo: ne vale veramente la pena?
Ovviamente verrebbe da dire di no. Chi me lo fa fare di spendere così tanto tempo in qualcosa di tanto pericoloso e senza remunerazione alcuna?

Me stessa; e ho solo un semplice motivo che mi porta a farlo: i miei ricordi.

Io, prima ancora di essere maestra, ero una ragazza; e, prima ancora, una bambina.
Così, se ripenso agli anni di scuola passati, non ricordo il giorno in cui ho letto la mia prima sillaba, o quando ho svolto il primo problema di matematica; non ricordo se stavo in fila ordinata, o quando la maestra mi riprendeva per il troppo chiacchierare.
Però, ricordo alla perfezione le recite di Natale e di fine anno, le canzoni cantate a memoria con le compagne e i film guardati il pomeriggio con la supplente; ma, sopra ogni altra cosa, nei miei ricordi ritrovo le gite.
Non so quale fosse il nome del museo visitato per qualche motivo che, di certo, non mi interessava a dieci anni; eppure ricordo come fosse ora l’ansia del mattino prima di partire, e l’aria di libertà che si respirava sul pullman immerso nella penombra dell’alba. Ricordo i maestri e i professori, anche loro liberi dalle catene della rigidità scolastica, che ridevano tra loro e con noi ragazzi, e fumavano di nascosto prima di entrare nel castello o alla mostra.
Tutti noi ricordiamo il compagno e la compagna che, dopo infinite e attente progettazioni, riuscimmo a far sedere accanto a noi per tutto il lungo viaggio, con nostra immensa soddisfazione.

Ecco; questo è il motivo per il quale dico Sì alle gite. Non per me, per la fatica che sopporto e per i rosari sgranati nella speranza che non succeda nulla. Io dico Sì alle gite per loro, per i nostri pulcini e per i ricordi che i nostri sforzi lasceranno loro.
Nonostante tutto.

Teacher Maia

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